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Intervista a Paolo Rodari

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Category: Conference Hits: 126 Last Updated: Mercoledì, 30 Aprile 2025 08:21


“Ti prego, se cadi rialzati, e ritorna sempre a ciò che il tuo cuore desidera. È da lì che devi ricominciare ogni volta, ancora e ancora. Fai attenzione, mia adorata, perché ci sarà sempre qualcuno che pretenderà di sapere cosa è giusto o sbagliato per te, che proverà a indirizzarti. Ma tu tieni sempre a mente quanto sto per dirti: quella è la sua strada, non la tua. Fosse anche una persona importante, fosse anche un punto di riferimento, nessuno può decidere al posto tuo quale percorso devi intraprendere, chi e che cosa devi essere.”
 

L’avventura narrativa di Paolo Rodari si afferma con il volume “Il mantello di Rut”, edito da Feltrinelli, il racconto si organizza intorno a questa grande prova a spirale della vita. Si avverte l’impressione che la parola cresca in segreto con la verifica dell’esperienza – a distanza dalle cose.

È nel respiro, nel suo attraversare le vie del corpo, il cuore, il pensiero, che Paolo Rodari misura il difficile compito di pronunciare la parola anelata con quella cosa che passa silente nell’opera. C’è l’esserci della lingua, il textus che contempla un personale disegno e insieme un più vasto destino.

Con sobrietà e concentrazione l’autore ci presenta il protagonista del romanzo: Remo, nato nella miseria, ritrova la sua intelligenza di uomo nella passione che gli è propria: l’amore, la fede, la responsabilità della scelta, della libertà.

Remo, testimonia un’onestà intellettuale che anziché enfatizzare le tinte della violenza e della deportazione, siamo nel ’43 - ’44, e ciò che di persona ha visto, li evoca con pudore.

Remo, il dodicenne che soffrì di abbandono materno per miseria e oscurità, mostra il volto della forza al dolore e alle ingiustizie della Shoah romana.

Remo, in ciò che significa la parola “innocenza”, consumava la separazione dalla madre e dalla sua vita fino ad allora, con un percorso al Pontificio Seminario Romano Minore: - “vitto e alloggio garantiti. E, in futuro un onesto stipendio a gloria di Dio e a beneficio degli uomini”, sebbene avesse compreso “che non era una scuola come le altre”. L’ingresso nell’oscurità fu “con il manico della valigia che mi segava il palmo della mano”.

Il mantello di Rut aleggia sopra Rachele e Remo, innamorati fino alla loro ombra, rilega tutte le pagine della vita, come una gioia accogliente che fa riposare da tutto ciò che fa male.

La chiamata. Nulla si è impadronito di tutto come lei. Forse, nel punto più brusco dello strappo, della lacerazione - dove la lingua piega verso sonorità più basse - è emersa al suo cuore, nel moto di ascensione, dalla sua radice profonda, la libertà più audace, più accesa.

Poi, la notte della sofferenza che fugge lungo il giro delle stelle verso l’alba: l’amore.

Noi lettori, possiamo ringraziare Paolo Rodari per averci restituito la preziosità di una storia realmente accaduta, e mostrato, con la scrittura, nella mostruosità e banalità del male, la cima della vita, e nella rete di parole: l’essenziale.

La follia della guerra può incombere fra il mattino e la sera, ma la morte non annienta quel silenzio della prima luce colmo di valore.

Paolo Rodari, (Milano, 1973) è giornalista e scrittore. Dopo la laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica di Milano si è trasferito a Roma, dove ha ottenuto la licenza in Teologia, fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato a “il Riformista” e “Il Foglio”, ed è stato per nove anni inviato e vaticanista a “la Repubblica”. Dal 2023 fa parte della redazione Cultura della Radiotelevisione della Svizzera Italiana (RSI) e collabora con “il manifesto”. È autore di numerosi saggi.

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Patrizia Trimboli

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