Milano, 26 aprile 1959;
l’essere sociologa, l’indagine profonda della realtà - tra le verità la meno possibile da cogliere - e il fascino della poesia, capace di ricreare la lingua, sono gli strumenti del fabbro, il quale utilizza la forgia per generare potenza, per modellare, risvegliando l’essenza dell’identità, l’universo dello sguardo che ha difeso e protetto, senza mai rivelare il sangue versato, o il peso del fardello sollevato. Lo studio e l’amore portavoce del corpo e del cuore, le hanno procurato un senso d’innalzamento morale, condividendo la voce che ci fa alzare lo sguardo, ci attraversa e dischiude - penso ai versi di Rilke. La biografia più autentica è quella che trova luogo negli attimi di discernimento più prossimi al battito della creazione. L’ultima sua pubblicazione: CENTO ZOCCOLI, De Piante Editore.

Alcuni versi
si affolla, si acquieta il silenzio –
assottiglia il niente –
s’infratta tutto il giorno, si fa spazio
di ritorno, e all’aperto è quel di dentro
che succhia il midollo d’un momento
..................


le sere col loro braccio di profondità
e le messi di nascite e l’oro giallo tacito
del tuo sguardo scagliato nell’eternità,
fanno scendere in filigrane un algido
silenzio alla cui presenza tutto è oceano;
le sere, nel turbine, sfilano il tuo inizio
non udibile, quello del baratro antico,
appeso al tuo uragano, sbozzato, inverdito,
con denti non svelati e con l’aratro nel vivo;
Patrizia Trimboli