Come nei sogni, dove comprimiamo nelle quattro dimensioni dell’esperienza all’iperspazio e l’ipertempo che strutturano la psiche e la natura, in questi versi appaiono, con l’impalpabilità dei fantasmi e la palpabilità del concreto, corpi e malattie, il sé e l’altro da sé, paesaggi e città, storia privata e storia che dovrebbe essere di tutti.
La mente sfoglia avanti e indietro, indietro avanti, l’enciclopedia infinita della materia e della forma, simbolo (metto insieme) di infiniti simboli.
Ceriani -mette insieme- Tiresia, orti di ulivi, Onièghin, Averle, Beethoven, Cesare e Idi di marzo, rose, Michelangelo, Termidoro, querceti, Caronte.
Ma non è oscuro. Misterioso: del suo bosco di simboli sentiamo il mistero ma, come nei sogni, sentiamo che è un mistero familiare.
Lasciamo perdere la maestria metrica e la perfezione fonico-ritmica, ne gode chiunque ne sa goderne.
Qui c’è disciplina e intransigenza.
Qui c’è disciplinato dolore, oro orgoglioso di un umile alchimista che sa mostrare agli omuncoli uomini quanto sia miserabile il loro nido ampolla.
Patrizia Valduga
Cauto attraversamento d’un poème en prose di Marco Ceriani
cliccare il link sottostante